Friday, April 9, 2010

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Bears Finnish taiga. Photographic project about the bear in central-eastern Finland, near the border with Russia.

The border that separates the two countries, the so-called no-man's-land (no man's land) is still covered by vast rainforests, inhabited by a large population of brown bears.

In order to make these shots, the photographer Stefano Unterthiner spent nearly eighty nights in a wooden hut of one meter for two: a little lost in the ambush Finnish taiga, which allowed us to show the real nature, season after season, this magnificent animal, but also to tell her encounters with wolves and wolverines.

The images are published in the October issue of National Geographic Italy and in a book ("The night the bear", Editions Ylaios - www.ylaios.com), che sarà in vendita a partire dal prossimo ottobre. Parte dei proventi ricavati dal libro andranno a sostenere un progetto IFAW (International Fund for Animal Welfare) per la protezione dei cuccioli di orso, vittime della caccia in Russia.

La taiga sostituisce la tundra a sud della cosiddetta linea degli alberi, vale a dire il punto in cui luce e calore estivi sono sufficienti per la crescita degli alberi fino ad avere portamento arboreo (si ricorda che nella tundra alcune specie arboree hanno portamento arbustivo o prostrato, a causa delle avverse condizioni ambientali).

Nella zona della taiga le estati sono leggermente più lunghe e più calde, con periodi di crescita (vale a dire statisticamente liberi dal rischio di gelate) abbastanza lunghi; gli inverni, però, sono paradossalmente anche più freddi che lungo la fascia artica, vista la maggior continentalità. Questi inverni molto rigidi, unitamente alle precipitazioni scarse (in alcune stazioni non si superano i 200 mm annui) influenzano la crescita della foresta, come ad esempio è il caso della Jacuzia che vede le temperature minime invernali scendere anche sotto i -60 °C; nonostante le temperature estive relativamente elevate, quindi, il sottosuolo rimane permanentemente gelato (permafrost) ad eccezione di uno strato attivo profondo non più di un metro, un metro e mezzo. Gli alberi non riescono ad approfondire le radici e la foresta appare più rada, stentata, con altezza minore.

Per quanto riguarda le specie, sono quelle caratteristiche delle foreste di conifere: larici (Larix sibirica), abeti rossi, pini di varie specie, oltre ad alcune latifoglie resistenti come betulla e pioppo (soprattutto la specie tremula). Il sottobosco è magro, vista anche la povertà dei suoli e il clima freddo.

La fauna, analogamente a quanto succede nella tundra, è povera in specie: fra i carnivori maggiori sono il lupo, la lince e, peculiarità della taiga siberiana, la tigre siberiana; sono presenti e importanti inoltre anche orsi e renne, oltre agli uccelli, prevalentemente migratori.


Il suolo più rappresentativo taiga environment is called the podzol, identified with this name in the FAO classification and the name of spodosol in Soil Taxonomy, it is an acid soil, due to the decomposition of conifer needles, with leaching of iron oxides and hydroxides causing the presence of colored horizons below others bleached and impoverished. Even where it appears this type of soil, the soils in the taiga are still poor and thin, due to very low temperatures slow down biological processes. Podzol soils typical pierce gradually moving towards the steppe lands in the so-called gray transition.




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